testo in catalogo di Italo Zannier
Ci sono molte formule tradizionali, per il ritratto, non soltanto fotografico; di persone, di animali ( i cavalli
della Regina Vittoria, furono forse i primi, ripresi di fianco, per evidenziarne la silhouette… ), e di cose: alberi, oggetti …. Oppure motociclette.
A questo ultimo soggetto si è cimentato Cesare Di Liborio, un autentico ( come me) fanatico della fotografia.
Lo è da anni, fino a cercare tra i campi i cancelli d’ingresso ai prati, e, perché no, al cielo; una metafora, non soltanto emiliana, “alla Ghirri“ !
Qui, invece, si tratta di motociclette da collezione, più o meno antiche, in un “rapporto d’amore” ( come suggerisce lo stesso Cesare Di Liborio), “ che esiste tra il proprietario e la moto stessa”.
E così, questo amore, appare in fotografia, facendo però delicatamente slittare il volto del “motociclista” verso i limiti dell’immagine; a sinistra nella fotografia, al punto che, mettendo insieme come in un ventaglio tutte le fotografie, lasciandone in alto soltanto un piccolo triangolo in vista, si ottiene un insieme di “gruppo”. Tutti seriamente, compunti, in posa; tutti motociclisti e basta!
Sulla destra, a sua volta, una traccia fuggevole del veicolo, mentre al centro si configurano altri emblemi della casa: un mucchio di fieno, un mobile del tinello, un sassofono sopra un divano…
Cesare Di Liborio ha esplorato con sensibilità, come portici casalinghi, anche questo micromondo, della sua terra, elegante e romantico, svolgendo con coerenza il ruolo del fotografo, testimone della storia, della vita.
Italo Zannier
PS – La prima motocicletta con motore a scoppio, è stata realizzata, pare, il 10 novembre 1885, dal tedesco Gottlieb Daimler a Mannheim, quasi in concorrenza con l’automobile. Un’ebbrezza di velocità, che certamente esaltò anche i futuristi, nel 1909, e tuttora è presente nel mito di Valentino Rossi .